Il Dantedì tra i banchi di scuola: poesia in movimento
Martedì 25 marzo, il nostro istituto ha celebrato il Dantedì con un’iniziativa che ha trasformato i corridoi e le aule in un palcoscenico di letteratura e poesia. Gli studenti delle classi terze e quarte, nelle vesti di poeti e declamatori, hanno reso omaggio a Dante Alighieri, facendo risuonare i versi immortali della Divina Commedia in tutto l’istituto.
La giornata è iniziata con la declamazione dei celebri versi dell’Inferno (III, vv. 1-9), le parole scolpite sulla porta dell’Inferno:
Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e ’l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.
Una metafora ironica e pungente, che ha accompagnato l’ingresso degli studenti a scuola, evocando il senso di attesa e avventura che li avrebbe seguiti per tutta la giornata.
Secondo i critici, proprio il 25 marzo dell’anno 1300, iniziò il viaggio ultraterreno di Dante, un percorso che lo condusse attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Questa ricorrenza diventa ogni anno un’occasione per ricordare non solo il padre della lingua italiana, ma anche l’importanza della letteratura nella formazione culturale e personale di ogni individuo.
La poesia, spesso percepita come distante dalla vita quotidiana, ha invece dimostrato tutta la sua potenza espressiva e la sua capacità di coinvolgere.
Gli studenti, calatisi nei panni di declamatori, hanno sperimentato il fascino e l’emozione di dare voce a parole antiche ma oggi più attuali che mai. Tramite l’intensità dei versi danteschi hanno catturato l’attenzione dei loro compagni, che li hanno ascoltati con sorpresa e ammirazione. Per un giorno, il Kennedy si è trasformato in un crocevia tra passato e presente, tra studio e passione.
Molti studenti hanno raccontato di essersi sentiti trasportati in un’altra epoca, affascinati dalla forza delle parole di Dante e dall’energia di chi le interpretava. I professori stessi hanno raccontato di essere fieri dei ragazzi che con orgoglio hanno deciso di condividere con i propri compagni i versi del sommo poeta. L’iniziativa ha suscitato curiosità e riflessione, spingendo molti a interrogarsi sul ruolo della poesia e della letteratura nella società contemporanea.
A concludere la giornata, gli studenti hanno recitato gli ultimi versi dell’Inferno (XXXIV, vv. 133-139):
Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d’alcun riposo,
salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
Un finale che ha assunto una forte valenza simbolica: così come Dante e Virgilio lasciano il regno dell’oscurità per tornare alla luce, anche gli studenti hanno concluso la loro immersione nella poesia con uno sguardo rinnovato verso il mondo che li attende fuori dalle mura scolastiche.
In una società dominata dalla tecnologia e dalla velocità dell’informazione, riscoprire il valore della parola poetica significa ritrovare il tempo per pensare, emozionarsi e comprendere meglio noi stessi e la realtà che ci circonda.
Un profondo ringraziamento va a tutti i docenti che hanno collaborato per realizzare questa iniziativa.
Nosrat Zakaria 2HBI