Diplomazia in Azione: Educazione alla Pace tra le Mura del J.F. Kennedy



Durante il mese di aprile, nelle classi seconde del nostro istituto si è svolta un’attività didattica chiamatasi Diplomazia in Azione”, che ci ha coinvolti in un’esperienza che ha messo alla prova non solo le nostre conoscenze, ma anche la nostra capacità di pensare in modo critico, di dialogare e di immedesimarci negli altri. In ogni classe tutte le coppie di studenti hanno lavorato su un conflitto storico-politico specifico, selezionato tra dodici scenari diversi, e all’interno della coppia ciascuno di noi rappresentava un paese coinvolto nella disputa. Il nostro compito era chiaro: negoziare una soluzione di pace. Ma le regole erano altrettanto precise: niente potere economico o militare, nessuna alleanza con terzi, solo diplomazia, rispetto e costruzione.

Il progetto si è articolato in più fasi. All’inizio ci siamo dedicati allo studio del conflitto assegnato, cercando di comprenderne non solo le cause immediate, ma anche le radici storiche e culturali. Abbiamo capito che dietro ogni posizione politica ci sono ferite antiche, paure, identità nazionali, religioni, cicatrici mai rimarginate. Riuscire a raccontare tutto questo senza scadere nella semplificazione o nel giudizio è stata una prima prova di maturità.

Una volta che ognuno di noi aveva compreso il punto di vista del proprio Stato, è iniziata la parte forse più difficile: il confronto diretto con l’altro membro del gruppo, che difendeva la posizione del paese "avversario". È stato qui che abbiamo dovuto esercitare l’ascolto vero, quello che richiede pazienza, curiosità e apertura. A differenza di un dibattito, in cui si cerca di prevalere, nella simulazione diplomatica l’obiettivo era opposto: trovare un equilibrio, un compromesso realistico che potesse dare forma a una proposta di pace credibile e duratura. Abbiamo rinunciato a idee troppo rigide, accettato che non esiste una sola verità, riconosciuto che spesso le soluzioni migliori sono quelle che scontentano un po’ tutti, ma che garantiscono stabilità.

Il nostro lavoro si è poi concretizzato in un documento scritto, in cui abbiamo presentato l’accordo raggiunto, motivandolo e illustrandone i benefici e le implicazioni. Questo elaborato finale è stato valutato dal docente secondo una griglia ben precisa, che teneva conto della profondità dell’analisi storica, della coerenza e realizzabilità delle proposte diplomatiche, della capacità di risolvere i problemi concreti del conflitto, e infine della chiarezza e dell’organizzazione del testo. È stato un momento importante, perché ci ha permesso di vedere come le nostre idee potevano essere riconosciute, discusse e valutate non solo per il contenuto, ma anche per la loro qualità progettuale.

Quello che Diplomazia in Azione ci ha insegnato, infatti, va oltre la conoscenza di un conflitto specifico. Abbiamo imparato a guardare il mondo con maggiore consapevolezza, a non fermarci alle notizie che scorrono rapide, spesso semplificate e rese soggetto dei media di massa che caratterizzano il nostro periodo storico. Abbiamo scoperto quanto sia difficile costruire la pace quando i conflitti affondano in decenni, secoli di storia, e quanto sia facile invece cedere alla tentazione di scegliere da che parte stare senza nemmeno tentare di capire l’altro. Soprattutto, ci siamo resi conto che essere cittadini del mondo oggi significa anche questo: saper interpretare la complessità, cercare soluzioni con responsabilità, costruire ponti invece che muri.

In un mondo sempre più globalizzato, in cui le notizie viaggiano in tempo reale e i conflitti internazionali non sono più eventi lontani ma parte del nostro quotidiano, è fondamentale che noi, come nuova generazione, impariamo ad ambire al futuro con uno sguardo consapevole e internazionale. Viviamo in una realtà in cui le decisioni di altri Stati possono influenzare direttamente le nostre vite, eppure spesso ci sentiamo distanti da ciò che accade oltre i nostri confini. La diplomazia e la ricerca della pace non sono più concetti astratti o riservati agli “addetti ai lavori”: sono temi che riguardano anche noi. È nostro compito, capire come le diverse culture e le diverse visioni possano dialogare senza che l'intolleranza e l'ignoranza prevalgano.

Noi nuove generazioni, infatti, siamo chiamati a un compito ancora più urgente di quello che ha visto le generazioni precedenti. In un mondo che sembra più diviso che mai, abbiamo il dovere di abbattere le barriere tra di noi e gli altri, non solo a livello geografico, ma anche ideologico e culturale.

Un ulteriore elemento ha arricchito l’esperienza: in ogni classe è stato selezionato il lavoro che meglio ha saputo esprimere l’equilibrio tra contenuti e riflessione. Le coppie “vincitrici” parteciperanno alla realizzazione di una serie podcast della radio scolastica, in cui racconteranno la propria esperienza diplomatica e condivideranno la soluzione trovata. Questo passaggio, apparentemente tecnico, ha in realtà un significato profondo: portare fuori dall’aula la riflessione sul conflitto e sulla pace, aprirla alla comunità scolastica e forse anche oltre. Perché questi temi non devono restare confinati ai libri di testo, ma meritano spazio nei luoghi in cui si formano le coscienze, come la scuola.

Diplomazia in Azione ci ha mostrato che per fare questo non servono solo buone intenzioni, ma anche la capacità di mettersi nei panni dell'altro, di negoziare, di ascoltare veramente. Non basta avere una posizione, bisogna anche capire il valore delle soluzioni proposte da chi la pensa diversamente, per trovare un terreno comune. È un esercizio di pazienza e responsabilità che diventa sempre più cruciale nel mondo globalizzato in cui viviamo.

Un sentito ringraziamento va al Professor Ernesto Ambrogio referente del progetto e a tutti gli studenti che con dedizione si sono immedesimati in ambasciatori e hanno promosso la pace come meglio hanno ritenuto.

Nosrat Zakaria 2HBI